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Arriva "Oklahoma!" con la regia di Saverio Marconi
Data pubblicazione : 28-07-2020

 6-7-8 agosto alla spazio BSMT di Bologna

Debutta il 6 agosto a Bologna l’ultimo titolo dell’VIII edizione di “A Summer Musical Festival”. BSMT Productions presenterà "Oklahoma!", che sarà in scena per tre repliche consecutive presso lo spazio Open Air della BSMT con la regia di Saverio Marconi, le coreografie di Gillian Bruce e la direzione musicale di Shawna Farrell. Oklahoma! è la prima opera della proficua collaborazione della coppia di autori Rodgers & Hammerstein, ed è considerato anche lo spettacolo che ha gettato le basi del moderno teatro musicale americano, dove le canzoni e i balletti sono perfettamente integrati nella trama. Il musical ha debuttato a Broadway nel 1943 rimanendo in scena con grande successo per oltre 2.200 repliche. La storia è ambientata nel 1906 e racconta la nascita dello stato dell’Oklahoma attraverso le vicende di una piccola comunità. Al centro della narrazione la storia d'amore tra due coppie di giovani innamorati: il cowboy Curly McLain con la giovane Laurey Williams, una ragazza che vive in una fattoria e la storia d'amore secondaria tra Ado Annie ed il suo fidanzato di vecchia data Will. In questo contesto si innesta la figura del cattivo, un fattore che non riesce ad inserirsi nella comunità, un emarginato che alla fine muore. Una morte che, per certi aspetti, rimette a posto gli equilibri affinché il bene trionfi. Saverio Marconi firma una regia rispettosa del testo originale, che mette in luce il grande orgoglio dell’Oklahoma che sogna di diventare uno stato e l’entusiasmo di una giovane comunità che sta crescendo, oltre alla romantica  storia d’amore dei protagonisti. Il cast formato da oltre 40 giovani performer , si muoverà sul palcoscenico, creato per l’occasione nello spazio esterno all’Accademia, ma il regista ha deciso di utilizzare anche gli spazi davanti al palco per creare diversi punti di vista su vari livelli. Le norme anti-covid hanno imposto delle scelte che non possono essere considerate registiche, ma solo obbligate dai tempi: pochi oggetti di scena fissi che connotano i simboli del piccolo paese del west - il granturco, uno steccato, le balle di fieno e delle cassette di legno - l’uso dei guanti bianchi per permettere ai performer di toccare gli oggetti, e il plexiglass perché sarebbe stato impossibile rinunciare del tutto alle scene con i baci. Firma le coreografie Gillian Bruce che si è trovata di fronte alla grande sfida di raccontare una storia d’amore senza far toccare i protagonisti. La coreografa ha cercato nuovi linguaggi: per il numero del sogno, alla fine del primo atto in cui Curly e Laurey raccontano il loro amore profondo, verrà utilizzato un pannello di plexiglass su ruote che diventerà parte integrante della coreografia. L’apertura del secondo atto con “The farmer and the cowboy”, normalmente un ballo di coppia con le prese tipiche del two step, darà comunque il senso della grande festa attraverso l’uso di continui cambi di formazione. Per il pubblico sarà come guardare un caleidoscopio che continua a cambiare colori e forme grazie anche alle acrobazie dei cowboy e all’energia delle fanciulle. La Direzione musicale di Shawna Farrell ha cercato di valorizzare le bellissime liriche di Hammerstein; le musiche di Rodgers sono impregnate di sole, calore, umorismo e ottimismo con un sapore folk e country, insieme a tutti gli stili dell’epoca, per rappresentare il momento storico in cui si trovava lo stato dell’Oklahoma. Nei musical più recenti siamo abituati ad una narrazione portata avanti sia nel cantato oltre che nella recitazione, ma negli anni 40, Oklahoma! ha rappresentato una vera rivoluzione: le canzoni saltano fuori dal copione con naturalezza tanto da sembrare dialoghi, solo Hammerstein poteva dare alle parole un valore così naturale e descrittivo come per esempio nell’espressione “As high as an elephant’s eye”. Nello spettacolo di grande impatto sono i brani corali maestosamente armonizzati.: ci sono quelli solo femminili o solo maschili, e quelli dove cantano tutti, come da tradizione dell’americano west. (Foto © Giulia Marangoni)

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